lunedì 30 maggio 2011

Uno stile sicuramente chic

"UNO STILE SICURAMENTE CHIC "




C’era un tempo in cui la vista delle caviglie di una donna era una visione scioccante o un’espressione di moda audace. Oggi per suscitare una reazione da parte della gente bisogna indossare un vestito di carne (grazie Lady Gaga).
Anche se l’atteggiamento pudico della moda si è evoluto e il costume sociale è più rilassato, non significa che mostrare tutto sia alla moda. Uno stile sicuramente chic è quello dei pantaloni alla caviglia.
Nonostante il passare degli anni, una parte di pelle esposta, la caviglia delicata lasciata nuda agli elementi, rivela una sensualità sottile. Ma allo stesso tempo lo stile corto dà a chi lo indossa un senso immediato di nonchalance.
Il taglio dei pantaloni funziona bene sia con le scarpe basse che con i tacchi e crea una bella vetrina per chi vuole mostrare calzini colorati. E se l’icona chic per eccellenza, Audrey Hepburn, era una fan di questo look, possiamo stare tranquille che sarà uno stile senza tempo e starà benissimo nel nostro guardaroba.




Fucsia & Arancio

" FUCSIA & ARANCIO "

Fendi

Chanel


Oakley

Oscar de La Renta

Dior

McQueen

giovedì 19 maggio 2011

Floreale

"FLOREALE"

Tema collezioni primavera-estate 2011

CHANEL

D&G
DRIES VAN NOTEM
JOHN GALLIANO


 
JIL SANDER


CHRISTIAN DIOR


MARNI


lunedì 18 aprile 2011

Camicie Bianche

 CAMICIE BIANCHE








Vuoto e silenzio, fonte d’ispirazione privilegiata. E quindi il bianco, luogo di quiete mistica e rifugio di tutti i colori del mondo.
Due filoni, anzi tre. La semplicità elaborata di un neo folk iper lavorato si oppone a un minimal strutturato, che stilizza l’allure. Tra le due correnti, catturano l’attenzione soffici ed eteree apparizioni, al filo dell’invisibile.
Casual artigianale. Pizzi in vetro o piume immaginarie, grafismi da ectoplasma, trasparenze che si fondono con la lavorazione delle trame: un mondo di delicatezza veste i nuovi angeli del bianco, con le camicieAlberta Ferretti, con gli shorts in sangallo di Cheap, con le gonne-bouquet di Hilfiger.
Dinamico, semplice e chic come fu lo stile Courrèges, il chiarore presentato da Herrera, ed esaltato da Valli, che alla camicia abbottonata contrappone una fasciatura, strizzata ad hoc per meglio farne risaltare il luminoso bianco.
Hermès immerge la candida camicia nei colori del deserto, come se ne fosse l’albeggiare.Nicole Miller lo esaspera, allungandone il taglio, non prevedendo altro colore: solo nuvole e ghiaccio.
Marc Jacobs e Lam attingono ad oriente, tagliano il collo alla coreana e azzardano solo un minimo scollo: gli angeli non si scoprono mai. Affatto aereo, il tutto bianco di Dries Van Noten lascia intravedere l’eleganza fragile della camicia, ispirata a una pasta di vetro o a un cristallo vintage.
Sempre belle, quelle con polsi e collo imperiale, come quelle celebri architettate da Gianfranco Ferré. Il miglior modo di usarle, è quello di associarle al maschile, per fingere di contrastarlo, o per fingere di assecondarlo.
Come dimostra la gallery d’archivio, dipende da voi. Scardinate, annodate, abbottonate, sbottonate, dentro e fuori dai pantaloni, con o senza gilet: una tela bianca su cui dipingere umore e intenzioni della giornata.
Tagli e materiali. Interpreta le nuances del ghiaccio, le venature del marmo e i segreti delle nuvole all’orizzonte: il bianco che sfila nel Portrait Report di Peter Lindbergh.










domenica 3 aprile 2011

Il vintage al mare

"IL VINTAGE AL MARE"

Femminilità di ricerca e seduzione burlesque, in una sintesi da spiaggia che va molto oltre: l’ultra performance come poesia, la corsetteria come eco, esotismi floreali come natura vorrebbe. Evanescenti o molto grafici, costumi d’esprit retrò e di assoluta ricerca, compongono un’estate di solari reminescenze.
Dai giardini
Neoninfe si aggirano in giardini di fantasia botanica, il contemporaneo dei costumi che indossano è deciso dai tagli: calici e corolle, fiori giganti ancora freschi di sogni come nelle stampe Nanette e Rochas, o sofficemente minimal come lo è il bianco-rosso di marc by marcjacobs. Leggerezze a sfondo organico, diluite nelle opalescenze di Kristina T, rinvigorite dalle paillettes Blugirl. Un froufrou vegetal-luminescente, stilizzato, sintetizzato come stampato, nelle geometrie di D&G.
Dal passato
Efficienza e semplicità di certo sportswear americano anni 50, l’allure delle sagome anni 40. Tra sport e lingerie, come la wave che sfila nelle foto d’archivio anni 90, le versioni di Nanette e Les Copains, la cui eleganza, un costume fatto ad abito, ricorda il modello Pucci fotografato da Avedon, agosto 1967.
Sviluppa il costume che fu - secondo Coco Chanel negli anni 30 e secondo Eres negli anni 60 - Yigal Azrouel, con un nero tecnico ed ergonomico. Marras ne fa un vestito da spiaggia di trama importante, Veronique Leroy vira verso una couture da sexy eroina, in cui l’eco del bustier è ormai lontano.
Appunti d’annata
Anni 50
I sinuosi interi Hermes e Jantzen, il modello nero con coppe a forma di gatto e pancia tagliata dal nudo disegnato da Arabelle: un pre Catwoman datato 1952.
Anni 60
Il bikini in cotone crochet dagli snodi in plastica trasparente di Emmanuelle Khahn, quelli alti con cintura di Cole de California, quelli interi in nylon nero-lucido di Jantzen per Eres.






Sfumato i colori della terra

" SFUMATO I COLORI DELLA TERRA"


All’alba di un nuovo giorno, tutto è sospeso, calmo e puro. C’è il sogno di un ritorno, il fascino di territori sconosciuti, la fuga dalle costrizioni: le possibilità si moltiplicano, sfumando una nell’altra.
E si adagiano sulla semplicità elementare dei drappi, tinte dai prati e dalla terra, vedi Rodarte e Moniquee Luillhie, oppure riaccendono austerità medievali con i colori dei raggi del sole.  Che sorge, come nella pelliccia di Matthew Williamson, o che tramonta, come nell’abito di Zero + Maria Cornejo. Quando l’esotico non si fa addirittura post-primitivo, come quello diChristian Cota.
Un casual addolcito, in bilico tra Oriente e Occidente,  pieno di entrambi, a comporre trame e paesaggi, depositati sulle maglie degradé di Dennis Basso e di Jonofui, in un nuovo immaginario atemporale, in armonia con la Terra, o con pianeti lontani.
Partendo da lontano. 
Dall’etereo vestire anni venti, svolazzando tra gli abiti si arriva a quelli in tessuto chiné. Tra le sete in tinta screziata, i disegni dai contorni sfumati, del femminile anni Trenta e Quaranta. Saltando ai ’70, alle neo tuniche di quel decennio, ci soffermiamo sui poncho in organza che ne sfumano colori e bellezza, come quello dell’immagine di Vogue. Un archivio che passa allo chiffon diMontana, siamo in pieni anni Ottanta, e le tinte della camicia sono giustamente accese, intorno al tema dei rossi.
Obbligatorio passare attraverso tutte le nuances di Armani, che stratificando chiffon nelle gonne, e sfumando il voile dei pantaloni indaga il marrone della terra, il grigio dell’eleganza, i beige senza tempo, sempre mantenendo il primato dei suoi “greige”.
Inarrivabile, Roberto Capucci: il maestro riproduce fino a 172 sfumature di uno stesso colore nella plissettatura di una cappa , di un corpetto, di una gonna, come nell’abito ispirato agli Oceani esposto al padiglione italiano nell’Expo di Lisbona del 1998.
Immagine con cui lasciare la scena: la bocca che sfuma il rossetto sulle labbra, dall’alto in basso, dal rosso al rosa pallido, sullo sfondo di una carnagione lattea, nell’immagine di Dutch, 3 trimestre anno 1996.





Lady Bon Ton

"LADY BON TON"
Tra le icone di riferimento di questo stile raffinato, mai volgare: da Audrey Hepburn a Catherine Deneuve, da Carla Bruni-Sarkozy a Charlotte Casiraghi. In tinta sofistica, con elegante drappeggio: l’abito in seta di Alberta Ferretti. Da vestale del mondo classico: il long dress cremisi di Luisa Beccaria. Con gonna a ruota: il vestito verde lime di Barbara Tfank. Ispirazione Audrey in Sabrina di Billy Wilder (1954): l’outfit in versione candida, portato con ballerine rosse, di Chloè. Tra i capi cult: per esempio, la giacca collarless in tweed di Ajay, la petit robe noir di Chiara d’Este, la gonna a tubo, in seta, di Gianfranco Ferrè e i pants con piega di Etro. Con ricami: il ricercato soprabito in seta, color zafferano, di Ermanno Scervino. Tra gli accessori fondamentali: le ballerine, per esempio, in pelle, con punta golden, di Car Shoe o quelle (molto stile Carla Bruni Sarkozy), con fibbia, di Salvatore Ferragamo. Color miele, con strass: la versione di Miu Miu. In altre circostanze: i sandali nude look di N. 21 Alessandro Dell’Acqua.Simili a quelli di Audrey in Colazione da Tiffany: gli occhiali con montatura nera di Céline. Al braccio: una handbag come la Silvana bag di Fendi. Preziosi: l’orologio tempestato di brillanti di Chopard e gli orecchini pendenti, in oro giallo con diamanti, di Pasquale Bruni.





sabato 2 aprile 2011

PIN-UP

"LE PIN UP"

La Pin Up non è una invenzione del XX secolo e, diversamente di quello che molti potrebbero pensare, non nasce in America, anche se a tutti gli effetti l’America fu la più grande promotrice di questo fenomeno. Pare che la pin up così come la conosciamo noi sia nata in Francia, dove, alla fine dell’ottocento, cominciarono ad apparire le prime riviste, rivolte ad un pubblico medio, con in copertina rappresentazioni femminili in abiti spesso succinti. Nei primi anni del XX secolo, questo tipo di immagini arrivarono anche al di là dell’Oceano e con lo scoppio della prima Guerra Mondiale in America cominciano a comparire le prime Pin Up. L’esercito americano considerò da subito la Pin Up utile al morale delle sue truppe e decise così di “arruolarle”, per così dire, e spedirle al fronte.
Il massimo sviluppo e la massima “produzione” di Pin Up si ha però con l’avvento della seconda Guerra Mondiale, quando molte fra le più belle Pin Up furono pubblicate da Yank, il settimanale dell’esercito, ovviamente americano.
Durante il secondo Grande Conflitto prese vita una nuova arte: quella che adesso noi consociamo come “Nose Art”, e molte Pin Up iniziarono ad apparire disegnate sui mezzi militari americani, e in modo particolare sui bombardieri che le usavano come mascotte. Per citare uno fra i più famosi bombardieri, su cui non molti anni fa fu realizzato un film, è il B-17 “Memphis Belle”. Con la fine della guerra sembrava che anche l’epoca delle Pin Up dovesse finire, ma al loro “congedo” dal fronte, rientrarono in patria e vennero subito assoldate dalla pubblicità che le sfruttò al fine di vendere i prodotti più diversi e con particolare attenzione per tutti quei prodotti rivolti al mondo maschile.
Il tempo passa, la società si fa più trasgressiva, la censura è più permissiva e di conseguenza, come si accennava all’inizio, i costumi si rilassano e le ragazze si fanno via via più trasgressive cosicché la vera Pin Up -e quell’arte ormai inadeguata ai tempi che avanzano- si fa da parte per lasciare spazio ad immagini femminili meno ingenue e più sexy che la soppianteranno definitivamente. Per poter definire tale una Pin Up, deve avere delle caratteristiche fondamentali: una di queste, di notevole impatto, è sicuramente la sua postura; deve assumere quelle posizioni che mettono in bella mostra e che portino in evidenza tutte le sue sinuose e morbide curve.
Importante è l’espressione del volto: ingenuo, sorridente ed accattivante nello stesso tempo; a volte con quel falso broncio da ragazzina capricciosa che saprebbe incantare qualsiasi uomo, anche quelli “tutto ad un pezzo”. La Pin Up è spesso scherzosa e birichina con il suo osservatore.
Per ultimo, ma non per questo meno importante, fondamentale è l’abbigliamento che deve aiutare la ragazza a mettere in evidenza le sue grazie con quel tipico effetto “vedo-non vedo”, non deve mostrare troppo, ma deve coprire in modo sapiente i punti “proibiti”; un classico esempio può essere un corpetto con una spallina cadente, che niente mostra ma che tutto lascia all’immaginazione… e che dire di quelle lunghe gonne alzate dal vento… e i trasparenti baby-doll che in controluce lasciano intravedere la silhouette… le vertiginose gambe inguainate nelle calze di nylon… le rigorosissime scarpe con tacchi a spillo. Una Pin Up non è mai completamente nuda , e in quei pochi casi in cui lo è, c’è sempre qualcosa, come fazzoletti, veli o altri oggetti, che ne occultano le parti più intime.
Non è detto che la Pin Up sia sempre sola, può essere accompagnata anche da figure maschili, da animali (cagnolini al guinzaglio, uccellini, gattini) o auto d'epoca… fermo restando che deve sempre essere lei la protagonista indiscussa di tutta la scena.
Questi sono gli ingredienti che uniti ad un cocktail di colori e un bel pizzico di innocente malizia contribuiscono a creare un’immagine di sicuro effetto.
Alla sua nascita, la Pin Up, fu ostacolata dalla censura e da una morale austera, ma con l’andare degli anni e con l’allargarsi dei costumi, anche la Pin Up è meno moderata e sempre più indiscreta. La “vera” Pin Up, però, rimane quella immagine di donna che sa mantenere il difficile equilibrio fra erotismo, buon gusto e discrezione.